“Grokipedia”: quando l’IA riscrive il sapere
10 novembre 2025
ha presentato , una nuova enciclopedia online generata dall’intelligenza artificiale. L’idea, a suo dire, è offrire una piattaforma “più libera e imparziale” di . Un progetto che, sulla carta, promette di ridefinire il modo in cui costruiamo e condividiamo la conoscenza. Ma dietro la retorica della neutralità si nasconde una domanda che brucia: possiamo davvero fidarci di un’enciclopedia costruita da un’azienda privata, gestita da un solo uomo?
L’obiettivo dichiarato è nobile — verità, trasparenza, efficienza — ma la direzione sembra l’opposto: centralizzare il sapere sotto un unico controllo. Wikipedia è lenta, fallibile e a volte caotica, ma è anche una comunità aperta, dove il dibattito e la revisione costante ne garantiscono la vitalità. Grokipedia, invece, nasce come un sistema chiuso: i suoi contenuti sono generati da un’intelligenza artificiale che non spiega su quali fonti si basa, né chi supervisiona il processo. In pratica, chiede fiducia cieca in un algoritmo.
È il paradosso dell’epoca in cui viviamo: più tecnologia, meno trasparenza. Ogni passo avanti nell’automazione del pensiero sembra accompagnato da un passo indietro nella fiducia collettiva. Non è l’IA in sé a spaventare, ma il suo uso come strumento di indirizzo ideologico e macchina del consenso. E Musk non è certo un uomo neutrale.
Grokipedia può anche essere affascinante, ma se sostituisce il confronto con l’affermazione, la diversità di voci con un’unica narrazione, il sapere con l’algoritmo, allora non è conoscenza: è propaganda. Forse è il destino naturale del nostro tempo, dove tutto deve essere veloce, sintetico, verificato “automaticamente”.
E mentre Musk parla di libertà d’informazione, sembra più interessato a modellare il mondo a propria immagine. Dopo Twitter e la sua IA “educata” a pensarla come lui, Grokipedia appare come l’ennesimo passo nella stessa direzione. Forse ha solo cambiato obiettivo: non più Marte, ma le nostre menti.